Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza di genere, una data simbolica promossa dalle Nazioni Unite per ricordare che la violenza di genere è una realtà ancora profondamente radicata in tutto il mondo e che riguarda milioni di donne, spesso in silenzio, e può manifestarsi tanto nelle relazioni personali quanto nei contesti sociali e professionali.
Riconoscerla e contrastarla significa promuovere una cultura basata sul rispetto, sull’ascolto e sulla parità.
La violenza di genere, espressione con la quale si intende quella specifica forma di violenza sistemica che assume diverse forme- fisica, psicologica, digitale, economica e verbale-perpetrata ai danni delle donne non solo da parte degli uomini, ma anche dell’istituzione, in ambito professionale e in qualsiasi ambito sociale, è una violenza che ha radici profonde e antiche. Frutto di una società che ha organizzato la propria economia, la propria cultura, la propria educazione e giurisprudenza attraverso una struttura patriarcale, la violenza di genere ha assunto nel tempo grande rilevanza, in conseguenza anche di una maggior consapevolezza collettiva in merito alla necessità di contrastare qualsiasi forma di violenza sulle donne. Una consapevolezza che non manca di contraddizioni: la violenza di genere non può essere solo combattuta con l’inasprimento delle pene, ma va sradicata alla radice attraverso una cultura del rispetto, un cambio di paradigma sociale che sovverta i principi patriarcali che hanno retto per secoli la società occidentale, sostituendoli con nuovi valori, che valorizzino le differenze senza farne motivo di disparità, che decostruiscano gli stereotipi e pregiudizi di genere.
Lo strumento più efficace e potente di contrasto alla violenza di genere è l’educazione, perché la violenza va prevenuta e non solo punita. Là dove si applica una punizione, significa che il reato è già compiuto, che la violenza è già agita. Educare significa cambiare strutture di pensiero che anche inconsapevolmente sono alla radice della violenza stessa.
Quando si parla di educazione non si parla solo ed esclusivamente di pedagogia, dell’educazione rivolta all’età dello sviluppo, ma si fa riferimento anche all’andragogia, disciplina che agisce sull’educazione e l’apprendimento degli adulti.
C.S.A.P.S.A. soc. coop. soc. lavora dal 1977 sull’educazione e l’apprendimento degli adulti, non solo in un’ottica di miglioramento della condizione di occupabilità della persona e di accompagnamento a una transizione verso il mondo del lavoro, ma soprattutto in una visione di affrancamento socio-economico che passa dal lavoro, attraverso una maggior consapevolezza di sé, attraverso i principi di autodeterminazione e indipendenza.
C.S.A.P.S.A. soc. coop. soc., attraverso le proprie progettualità, nei decenni ha sempre posto particolare attenzione alla questione femminile, sia proponendo attività e progetti specifici rivolti alle donne, sia lavorando con una utenza femminile anche proveniente da altri paesi nei quali la culturale patriarcale è fortemente radicata. Attraverso una metodologia che predilige l’approccio dell’apprendimento situato (tirocini formativi, stage, formazione professionale), negli anni abbiamo educato e formato al lavoro tante donne, accompagnandole in percorsi di inserimento, reinserimento, riqualificazione professionale attraverso il quale hanno potuto raggiungere l’autonomia economica che è alla base di qualsiasi principio di autodeterminazione e di
affrancamento da condizioni di dipendenza economica e affettiva che si insinua nelle molte forme di violenza di genere.
Le nostre progettualità si avvalgono sempre di un lavoro di rete e con Centri antiviolenza di Bologna e Ferrara, e con le altre realtà del terzo settore che si occupano di donne in uscita dalla violenza (comunità di accoglienza anche per madre-bambino, associazioni etc) e con le Istituzioni e i Servizi socio sanitari.
Come realtà aziendale e in coerenza ai principi della cooperazione sociale, crediamo sia importante contribuire alla diffusione di una consapevolezza attiva, alla tutela e il benessere delle persone più vulnerabili, come sono le donne soprattutto se prive di reddito.
Per questo abbiamo promosso un’iniziativa interna nella quale chiediamo a tutt* soc* C.S.A.P.S.A. soc. coop. soc., indipendentemente dal loro genere o dalla loro identità di genere di scrivere un loro pensiero, di offrire un proprio contributo che pubblicheremo sulle nostre pagine social il 25 novembre: parole, immagini, suggestione riempiranno i nostri canali social perché il 25 novembre è un appuntamento di responsabilità collettiva.
Ognuno di noi può fare la differenza: perché la violenza non è mai un fatto privato, ma una questione che riguarda tutta la comunità.